- Che cos'è la BIGA?
- Dalla BIGA di oggi alla BIG∆ del futuro.
BIG∆ [bì-ga] Dal lat. bi¯ga(m), deriv. della loc. biiu°gae (e°quae) '(cavalle) a doppio giogo'. s. f. 1. cocchio a due ruote 2. (loc.) nel dialetto milanese, bicicletta.
Abbiamo scelto di rappresentare graficamente la Biga sostituendo l'ultima vocale con un delta: Big-∆elta. In fisica, la lettera greca δ/∆ (delta) è usata come simbolo di distanze o lunghezze relativamente piccole, deviazioni e deflessioni. Facendo della parola Biga la bicicletta tutta, per le strade comincerà a circolare non solo il mezzo, ma anche il concetto della nuova mobilità sostenibile.
La BIG∆ è un adattamento dell’idea che i Provo, un movimento controculturale olandese, hanno avuto nei primi anni sessanta: per iniziativa civica vennero distribuite gratuitamente alla città biciclette dette di “pubblico dominio”.
La BIG∆ è l'attualizzazione di quell'idea, è un sogno, un progetto per la mobilità sostenibile di rara semplicità e di sicura efficacia.
- Dalle Witte Fiets del 1965 alla Biga di oggi.
Negli anni sessanta le città erano molto meno popolate e probabilmente la coscienza civica e l'onestà erano molto più permeate nei comportamenti dei cittadini di quanto si veda oggi, tempi in cui sempre più frequentemente si registrano atti vandalici alle biciclette pubbliche, per esempio.
La rivoluzione della Biga sta proprio nel modo in cui l'idea della bicicletta di pubblico dominio viene resa attuale. Occorre cioè ripensare tecnicamente e praticamente ad una bicicletta che sia fine a se stessa: che crei cioè uno standard per gli ingranaggi e i componenti e che non necessiti di manutenzione.
Da Biga nasce Biga: impossessandosi di una Biga e facendola a pezzi, non si potrà che ricostruire un'altra Biga; avrà la gomma piena e il mozzo che unisce la ruota al telaio non avrà un attacco standard, così come sella e manubrio, il sistema frenante e tutti gli altri componenti.
L'idea di BIG∆ è condivisibile: si dovrebbe tutti provare a realizzare una scritta "Biga" viaggiante così riconoscibile e unica che non avrebbe più senso il furto di biciclette e il bike-sharing diventerebbe davvero un servizio pubblico.
Dovrebbe essere possibile per tutte le Pubbliche Amministrazioni e agli stessi costi della gestione dei sevizi al momento in essere, regalare alla città, abbandonandole, 5000 biciclette all'anno. Abbiamo voglia di credere che sia possibile.
Se poi qualche genio dei materiali inventa una resina ad impatto zero, per costruire la biga e tutti i suoi componenti, che fondendo possa dare biocarburante sarebbe il futuro.
Al lavoro. La Biga è di tutti.
- Come si usa la BIGA?
Allorquando la biga sarà in essere, un editto cittadino enuncerà il regolamento d'uso della nuova bicicletta di pubblico dominio; farà sì che la Biga diventi così riconoscibile che chiunque potrà gestire e amministrare il nuovo concetto di Bike-sharing: dal vigile urbano autorizzato a tranciare la catena del furbo che avrebbe voluto impossessarsi della Biga, al vicino di casa che, trovandola custodita in cortile, la riporta nel suo habitat per le strade e incustodita.
- L'utilizzo delle BIGA che impatto avrebbe sulla società?
Non parleremo dei benefici dell’utilizzo della bicicletta sulla salute. Non diremo del rischio di preparare generazioni di obesi con ossa fragili non instaurando nei giovani l’abitudine all’esercizio fisico.
Lo studio The exposure of cyclists, car drivers and pedestrians to trafic-related air-pollutants, a cura di Van Wijnen, Verhoeff, Henk e Van Bruggen, del 1995, come diversi altri, rivela addirittura che gli automobilisti subiscono livelli di inquinamento più elevati di quanto non ne subisca un ciclista; anche tenendo conto dello sforzo, un ciclista infatti respira in media un volume 2 o 3 volte maggiore di un automobilista, il primo ha la meglio nel raffronto, tanto più che l'esercizio fisico rafforza la sua capacità di resistenza agli effetti dell'inquinamento.
Cfr.: The exposure of cyclists, car drivers and pedestrians to trafic-related air-pollutants, Van Wijnen/Verhoeff/Henk/ Van Bruggen, 1995 (Int., Arch., Occup., Environ., Health 67: 187-193).
Ma non continueremo a dire dei vantaggi dell’andare in bicicletta, parleremo della Biga che se adottata, rappresenterà il bisogno di quell’esercizio fisico, favorirà l’abitudine a preferire la bicicletta all’automobile. E questo su tutto il territorio cittadino; gli attuali servizi di Bike-sharing, per la complicata e costosa gestione dei punti di raccolta, per la necessità di manutenzione e ridistribuzione dei mezzi presso le stazioni sono necessariamente limitati ad una porzione più o meno circoscritta delle aree urbane. Il rischio così è di non riuscire a cambiare le abitudini di chi vive lontano dalle aree meglio servite; le periferie infatti attualmente sono succubi di quei servizi così limitati.
Con la Biga la distribuzione dei mezzi viene affidata agli stessi utilizzatori, non saranno più necessari furgoni per trasportare le biciclette in officina, perché la Biga sarà concepita per non necessitare di manutenzione alcuna, avrà le gomme piene, la trasmissione a cardano e il contropedale per freno o qualcosa di ancor più innovativo e semplice; e se non avrà le luci per la circolazione notturna, servirà da volano per la produzione ed il lancio di accessori di terze parti che per la Biga saranno progettati, come i seggiolini per il trasporto dei bambini, le borse per la spesa.
- Dove posso trovare una BIGA?
Prova a guardare fuori dalla porta di casa: ci sarà una biga da prendere, ci fai un giro e la lasci davanti a un’altra porta. Non si può comprare la biga: la biga la rubi. La rubi e lasci che venga rubata. O meglio: la biga depenalizza il furto.
- Chi lavora alla BIGA, a questa rivoluzione della mobilità sostenibile?
Ad oggi stanno attivamente partecipando al progetto - in ordine alfabetico - Luca Taro Morishita, architetto, Federico Niola, filosofo e Nicola Sisti Ajmone, attore. Anche chi legge questa pagina, ci piace pensare.
La Biga è di tutti, annulla la proprietà privata e cresce quanto più le viene concesso il "copy-left" sul diritto d'ingegno di chi attivamente ci lavora.